Always on
Se lavori nel digitale, c’è poco da fare.
Il digitale è always on. I server sono always on. La concorrenza, le opportunità, i problemi… tutto è always on.
Tutto è (o sembra) importante. Molto importante. I ritmi sono serrati.
E tu, essere umano analogico, come ti senti in questa corsa senza tasto pausa?
C’è chi si sente vivo, nutrito dall’adrenalina del “perennemente in tensione”.
E c’è chi invece... no.
Chi si sente in difficoltà, perché sa di non essere una macchina e sente di essere costretto in questa corsa.
Perché il corpo a volte glielo ricorda: il corpo parla, solo che spesso non viene ascoltato, finché non ci costringe a fermarci.
Ripensando a questo vissuto, mi torna in mente una poesia di Kahlil Gibran:
Prima che la mia anima mi consigliasse, dubitavo del valore del mio lavoro. Ora ho capito che gli alberi fioriscono in Primavera e fruttificano d’Estate senza cercare lodi; e le loro foglie cadono in Autunno e i loro rami restano spogli d’Inverno senza timore di biasimo.
I fiori in primavera e i frutti in estate rappresentano la creatività e la produttività.
Le foglie che cadono e i rami spogli ci ricordano invece i momenti di pausa, silenzio, apparente vuoto: anch’essi hanno dignità e senso, senza vergogna né critica.
Ogni stagione ha il suo ruolo.
Da questa consapevolezza ho capito che la vera maturità -per me- non è vivere perennemente always on, ma in armonia con la mia natura.
(Se la tua natura è l'always on, allora bene così!)
👉 E tu?
Come vivi la tensione tra la tua umanità e il mondo always on?
Quali segnali del corpo tendi a ignorare?
Cosa ti aiuterebbe a ritrovare un ritmo più in sintonia con te stesso?
🔥🙏🏼