Coaching

Cos’è il coaching?

Secondo la International Coaching Federation (ICF), il coaching è una partnership collaborativa tra coach e cliente, finalizzata a "stimolare un processo creativo che ispiri la persona a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale".

Durante la sessione di coaching, il coach ti offre:

  • Supporto, per aiutarti a trovare dentro di te le risposte che cerchi.

  • Chiarezza, per mettere a fuoco i tuoi valori e ciò che conta davvero per te.

  • Un piano concreto, costruito insieme, per trasformare i tuoi desideri in azioni reali.

  • Uno spazio di risonanza, dove esplorare nuove idee e farle maturare.

  • Un aiuto nelle scelte, per affrontare con sicurezza i cambiamenti importanti della tua vita.

  • Una sfida gentile, per spingerti oltre i limiti che credi di avere e scoprire nuove possibilità.

  • Riconoscimento, perché ogni passo avanti, piccolo o grande, merita di essere visto e valorizzato.

Cosa non è il coaching

Il coaching è terapia, consulenza o formazione
No, è un percorso che parte dalle tue risorse, valori e obiettivi, al fine di accompagnarti verso una crescita autentica e sostenibile

Il coach da suggerimenti, indica le azioni da fare
No, il coach lascia guidare te e ti accompagna nel tuo viaggio di scoperta

Il coach ti dà risposte
No, il coach non ti da risposte, ma ti guida a trovare le tue

Cos’è il coaching per me

Se dovessi sintetizzare cos'è il coaching per me, lo definirei come una Nobile Arte.

Il coaching è uno strumento potente che ho avuto la fortuna di incontrare, studiare e fare mio, strumento che mi consente di poter aiutare le persone nel loro percorso evolutivo, soprattutto in momenti particolari della vita, momenti dove la chiarezza, la fiducia, la consapevolezze possono venire a mancare, oppure ci si trova dinanzi ad un ostacolo e si tentenna, ci si gira attorno, ci si blocca. Oppure manca la direzione, la motivazione. Oppure.. lascio a te aggiungere.. 🙂

Il coaching è uno spazio sicuro, creativo, generativo, di riflessione, introspezione, spesso è una montagna russa di emozioni, in quanto si vanno a toccare corde profonde e delicate. Nel coaching a volte si fa vivo anche il silenzio, che comunica più di 1000 parole.

Il coaching è uno spazio sacro.

Ho avuto modo di praticare molto il coaching anche da "cliente/coachee".
Ho quindi constatato, toccato con mano quanto mi sia stato d'aiuto nel processo di evoluzione che mi ha caratterizzato negli ultimi anni. E' stato di grande supporto, nei momenti più difficili, e mi ha consentito di attingere a valori e consapevolezze che faticavo a vedere:

Accettazione: essere in grado di accettare le situazioni difficili, starci, come una nave sta nel mare in tempesta, tirare fuori il meglio da quelle situazioni; accettare che a volte la mia verità non è la verità degli altri;

Determinazione: riscoprire quella forza che mi porta a fare un passo dopo l'altro, senza indugiare troppo, senza dar troppo spazio al mentale;

Coraggio: avere il coraggio di agire, di vivere attivamente e non passivamente, di creare la propria strada. Una persona saggia disse un giorno:”Non guardare dove non mettere i piedi, guarda dove vuoi metterli.”, e da quel momento questa frase mi è rimasta impressa;

Fiducia nel processo: quello che arriva è quello che mi serve; anche quando vedo nero, so che quel nero ha un senso; magari basta fare qualche passo indietro, o alzare la testa, per trovarlo;

Disciplina: disciplina e costanza sono ingredienti portentosi; grazie a loro i risultati arrivano, nei tempi giusti (qui avrei una storia da raccontare sul robot rasaerba che ho a casa, ma la lascio per un altro momento);

Esplorazione: non accontentarsi, rimanere curiosi;

Essere tutt'uno: non sono solo testa, anzi; il corpo mi parla, fornisce indicazioni, direzioni; la mia pancia chiede spazio, magari vuole urlare, reagire, ma a volte viene soffocata dalla testa; il mio petto trasmette emozioni: paura, ansia, pesantezza, ma anche coraggio e forza; le spalle, il collo, e poi la testa, che povera spesso viene sovraccaricata di pensieri. Ho imparato quanto sia importante dare voce ed ascoltare il nostro intero corpo;

Talenti: sono molto di più di quello che credo di essere; i talenti ci sono, a volte emergono spontaneamente, altre volte sono nascosti da limiti e convinzioni; quei talenti possono essere la chiave per trovare la realizzazione;

Ciclicità: lavorando nella tecnologia ho sempre cercato di approcciare al lavoro come un server, always ON, 24/24; beh, ho scoperto che alla lunga non è sostenibile; si, non era difficile arrivarci 😅; ci sono arrivato attraverso la strada più dura, ovvero quella del corpo che ad un certo punto, dopo avermi mandato diversi segnali, mi mette a terra. Sento di dover dire un grande grazie al mio corpo. Sempre per quanto riguarda la ciclicità, avere la consapevolezza che il riposo è sacro e naturale, e non c'è niente di male ad essere OFF ogni tanto;

Verità: ogni sessione di coaching per me è un viaggio nel quale si ha la possibilità di parlare ed ascoltare il sè più profondo, grazie ad una persona (il coach) che mi fa da specchio.

Cosa porto nel coaching

Una amica e collega coach l'ha chiamata Renzitudine, e mi piace questa denominazione. In una sessione, anzi in un percorso di coaching, porto questi valori, che reputo come basilari:

La cura nella creazione di uno spazio sicuro: uno spazio dove tu ti possa sentire a proprio agio, libera/o di esprimerti;

La cura nell'ascolto: non voglio perdermi una tua parola, un'espressione, un sospiro o un silenzio;

Lo spazio della condivisione: lascio a te a condurre la maggior parte della conversazione;

Lo spazio del silenzio: pause, riflessioni, sono benvenute;

La presenza: porto la mia massima attenzione ed energia, in modo da essere nel qui e ora;

Il feedback (inteso come "un'informazione di ritorno che nutre chi la riceve"):

La curiosità: nell'esplorare il conosciuto e lo sconosciuto;

L'intuizione: nel porti le domande chiave che ti consentano di avanzare nel tuo percorso di consapevolezza;

La sacralità: il coaching, come scrivevo sopra, è una Nobile Arte, potente e trasmutativa; sento la responsabilità, l'onore e il piacere di viverlo come un'attività sacra.

Il mio modello di coaching

Il coaching per me è un viaggio di crescita, un'opportunità per aiutare le persone a scoprire il loro potenziale, acquisire chiarezza e raggiungere i loro obiettivi. Questo modello è stato sviluppato a partire dalle conoscenze acquisite e integrate durante il mio percorso di formazione, un'esperienza che mi ha permesso di crescere come coach e, ancor prima, come persona.

Ho preso quindi ispirazione dal mio cognome, e l'ho chiamato GIUST, un acronimo che rappresenta le fasi fondamentali di ogni sessione.

  • Nella fase iniziale di ogni sessione di coaching è presente una domanda fondamentale: cosa vuoi ottenere in questa sessione? Un obiettivo ben strutturato fornisce chiarezza, direzione e motivazione al coachee. Il compito del coach è aiutare il coachee a mettere a fuoco il suo traguardo, trasformandolo in qualcosa di concreto e misurabile.

    L'obiettivo deve essere chiaro e significativo per il coachee. Se è troppo vago o irrealistico, lo riformuliamo insieme fino a renderlo più raggiungibile e motivante.

  • Dopo aver stabilito l'obiettivo, si esplora la situazione attuale. Spesso i coachee non hanno piena consapevolezza delle risorse che già possiedono o degli ostacoli che stanno affrontando.

    Questa fase è importante perché aiuta il coachee a prendere coscienza della propria realtà e a riconoscere eventuali schemi di pensiero limitanti.

  • Ora che il coachee ha chiaro dove si trova e dove vuole arrivare, il passo successivo è identificare il divario tra questi due punti e trovare il modo più efficace per colmare questa distanza, individuando le azioni che gli consentono di passare dalla situazione attuale a quella desiderata.

    Il compito del coach è supportare il coachee mentre esplora nuove prospettive e considera strade alternative, a volte anche fuori dalla sua zona di comfort.

  • Avere un piano senza azione non porta risultati. In questa fase, sostengo il coachee nello stabilire passi concreti e sostenibili per progredire.

    Il compito del coach qui è assicurarsi che il piano sia realistico e che il coachee si senta motivato e capace di portarlo avanti.

  • L'ultima fase è quella che trasforma il coaching in qualcosa di duraturo. Ogni azione intrapresa porta nuove consapevolezze e apprendimenti.